Maggiociondoli in fiore. La loro splendida fioritura – particolarmente anticipata quest’anno avendo già fatto
capolino negli ultimi giorni di aprile nella bassa Valle di Muggio – è un ulteriore dono della primavera.
Foto: MEVM
« È arrivato il maggio,
È arrivato stasera;
Noi, a questa brava gente
Diamo la buona sera.
Benvenuto il maggio
Coi suoi bei fior! »
(brano tratto da un canto popolare raccolto da Silvio Savi, “Feste e tradizioni della Pieve
Capriasca”, in: Archives suisses des traditions populaires, 36, 1938)
Il tempo fugge e procede inesorabile come asseriscono i motti che accompagnano le antiche meridiane. L’ombra proiettata dagli gnomoni degli orologi solari ci ricorda, come se non lo sapessimo, che siamo frecce scagliate in cielo.
Orologio solare a ore francesi sulla facciata della casa natale di Francesco e Pietro Chiesa a Sagno.
Il dipinto è attribuito allo stesso Pietro Chiesa (1876-1959). Il motto e la scena raffigurante una donna
con innaffiatoio e ragazze che giocano è decisamente meno plumbeo rispetto ad altre meridiane.
Il tempo che scorre non è però indicato solo dall’incedere dei secondi, dalle lancette e dai display digitali dei dispositivi elettronici. Soprattutto nel passato l’avvicendarsi delle stagioni era scandito dalle tappe del calendario agro-pastorale.
Nelle valli l’arrivo del mese di maggio poneva termine alla “trasa generale”, ossia al vago pascolo consentito dalle antiche servitù collettive anche sui fondi coltivi privati. Antiche consuetudini, si dirà, ma che consentivano alla popolazione rurale di alimentare il bestiame nel tardo autunno e soprattutto all’inizio della primavera quando il foraggio nei fienili era ormai esaurito. Non stupisce, quindi, se questi termini (il 1° maggio nella fattispecie) rappresentassero dei confini assai tangibili, talvolta anche più di quelli materializzati nel territorio. Chi non rispettava le scadenze si vedeva infliggere ammende e pignorare le bestie sfuggite alle chiudende. Compito dei “campari” – nulla a che vedere con il noto aperitivo, non erano altro che le guardie campestri reclutate tra i capi-famiglia – era garantire la sorveglianza del territorio. Si trattava, in realtà, di un controllo reciproco non privo di derive poiché di norma il delatore incassava un terzo dell’ammontare della multa.
Le giornate più lunghe e i molteplici lavori rurali da sbrigare nelle varie fasce altitudinali rendevano il mese di maggio particolarmente denso di attività, ma anche un periodo appagante per i sensi. Nell’alta Valle di Muggio, dove il clima più favorevole e le quote meno elevate dei pascoli consentivano un’estivazione prolungata del bestiame, già si procedeva al carico degli alpeggi.
Alpe Bonello (cartolina storica, particolare)
Collezione D. Marzoli
Le calende di maggio – pur non essendo l’unico momento chiave nell’anno contadino – rappresentavano un’importante cesura che veniva celebrata alle nostre latitudini con riti particolari e tradizioni profane o religiose. Non a caso, maggio è il mese della Madonna e, oltre alle feste a lei dedicate, si praticavano le rogazioni per propiziare il raccolto e benedire la terra, ma anche per coltivare l’esperienza del territorio e affermare la propria identità. Anticipate il giorno di San Marco (25 aprile), queste processioni venivano poi ripetute nel triduo dell’Ascensione e si fondavano su tradizioni ancestrali, forse d’epoca precristiana, invocanti la fecondità del suolo. La vigilia dell’Ascensione (guai se piovesse), ad esempio, la popolazione di Rovenna saliva al Bisbino per la terza processione delle Rogazioni.
Pietro Chiesa, Processione sul Monte Bisbino, 1907 ca., tempera e matita su carta, cm 31,5x48,5 (coll. privata)
Il carattere talvolta licenzioso delle «maggiolate», delle feste di Calendimaggio, delle feste dell’albero del Maggio e di altre forme di celebrazione della primavera spinse non di rado il clero e le autorità secolari a bandire questi avanzi d’idolatria. Ma come scrisse Marc Bloch, il Cristianesimo è una religione di storici e i suoi riti non possono essere estranei al trascorrere del tempo umano. Le celebrazioni pagane vengono pertanto fatte proprie, sostituendovi e intrecciandovi le solennità religiose. In molte comunità della Svizzera italiana e dell’Italia intera, nella prima domenica di maggio, generazioni di bambini o giovani fanciulle hanno così continuato a recarsi impunemente di casa in casa a “cantare il maggio” e, secondo un’antica usanza, ricavandone doni e fortuna.
E allora, più che mai, bene venga il Maggio!
![]() |
D’istanti condivisi.
|
Il MEVM rivolge un sincero ringraziamento per la preziosa collaborazione a: Prestiti di oggetti e materiali: |
Distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.