Rete di confine nei pressi dell’Alpe del Corno. Le propaggini di Clematis vitalba si abbarbicano al filo spinato arrugginito simboleggiando la caducità dei confini.
Un germoglio fa capolino tra le maglie metalliche. Che si tratti di un buon auspicio?
Foto: Paolo Crivelli
Oggi, 28 marzo 2020, avremmo dovuto inaugurare l’esposizione temporanea ‘Pezzi di frontiera. Geografie e immaginario del confine’. Dall’11 marzo, a fronte dell’emergenza COVID-19 e della rapida propagazione del contagio, le autorità hanno decretato la chiusura delle sedi e la sospensione delle attività pubbliche nei musei. Casa Cantoni non può fare altro che aprire virtualmente le sue porte.
A partire da oggi e a scadenza settimanale proporremo quindi una riflessione sul tema dei confini e dintorni, ora più che mai d’attualità. Abbiamo recuperato il titolo da un’iniziativa del 2019 che mirava a coinvolgere in maniera più diretta e con modalità innovative il pubblico di Casa Cantoni. La riproponiamo in forma diversa, convinti che – nei tempi difficili dell’emergenza sanitaria e delle geopolitiche del virus, che forzatamente ci allontanano – vi debba essere spazio per una cultura della condivisione.
Quando abbiamo iniziato la riflessione attorno al tema dei confini e delle frontiere eravamo consapevoli della complessità, delle contraddizioni e dell’attualità dell’argomento della mostra. Aggiornavamo i documenti da esporre con un occhio a quanto succedeva nel mondo rispetto alle frontiere.
Alla notizia della diffusione del COVID-19 nei territori asiatici, abbiamo incluso l’argomento, pensando alle frontiere che si chiudono e si modificano. L’estendersi di un virus sconosciuto subito ci fa sentire al di qua o al di là di un confine che separa, bloccati negli spostamenti, portatori di contagio da non diffondere, chiusi e preoccupati dentro “le mura” di un continente, un paese, una città, nella propria abitazione o addirittura nel proprio corpo. Non eravamo però consapevoli che questa pandemia avrebbe trasformato le frontiere in un argomento–chiave, universalmente condiviso e presente in ogni conversazione. Riaffiora un immaginario che affonda le radici nella storia dei muri e delle separazioni e individua l’importanza dei contatti sociali quando si annullano le attività e i momenti d’incontro. Il virus, che si diffonde ovunque, oltre ogni frontiera, mette in discussione alcune nostre certezze e la nostra libertà nel varcare i confini. Le frontiere divengono luogo di interminabili confronti: fin dove arrivano? Tenerle aperte o chiuderle? Chi lasciar passare? Chi respingere?
Ci fanno riflettere sull’importanza del nostro essere individui sociali, sulla relazione indispensabile con i nostri simili, e anche – al di là dei muri – sulle fragilità umane, le responsabilità condivise e la consapevolezza della necessità di agire insieme.
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D’istanti condivisi.
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