Dentro al Museo // Il Monte Generoso nelle fotografie di Giosanna Crivelli

Esposizione temporanea a Casa Cantoni

 

Esposizione temporanea (2014-2015)
Il Monte Generoso nelle fotografie di Giosanna Crivelli

Le fotografie di Giosanna Crivelli che raccontano il paesaggio del Monte Generoso trasmettono molte emozioni, primariamente legate agli aspetti visivi, parlando nel contempo ai sensi e con i sensi; come i concetti esse rispecchiano esperienze esteriori ed interiori dell’uomo. Nei dodici scatti accuratamente selezionati per l’esposizione a Casa Cantoni, si apprezzerà il rigore compositivo che li distingue attraverso una costante suddivisione in tre registri prospettici dove la linea semplice e precisa si impone attraverso la propria forza espressiva. L’identità del Monte, sovente catturato attraverso l’uso del teleobiettivo, diventa oggetto della sua narrazione poetica, con una dimensione volta a coglierne gli aspetti essenziali, sintetici e dunque fortemente caratterizzanti della montagna.

Se la linea predomina, non si può di certo dimenticare il colore. I grandi prati scoscesi del versante orientale della montagna, nel precipitare verso valle, non avrebbero la stessa potenza espressiva se non fossero di quel colore terraceo dell’erba secca, di quell’ocra dorato acceso dalla luce solare, nel contrasto con il grigio-blu dei rilievi più lontani, che Giosanna Crivelli ha colto in una giornata di tardo autunno. Tinte bruciate che il suo occhio trasforma in sapienti texture cromatiche, dove il soggetto stesso muta in qualcosa di diverso e di indecifrabile perdendo quasi la dimensione topografica: sono forse dei tessuti orientali distesi, o dei dettagli di tappeti kilim, oppure ancora delle spezie che fan bella mostra in un mercato maghrebino? Splendido gioco di colori preziosi e rari, di abbinamenti inaspettati e unici.

Da un lato l’artista sa esprimere la matericità di un luogo - i sassi di un casolare tagliati a mano, un prato con le erbe alte, un pascolo calpestato dalle mucche, un pendio congelato dal ghiaccio -, dall’altro è molto attenta a riconoscere e a far emergere nel paesaggio i segni apparentemente nascosti, ben visibili soprattutto in autunno e in inverno - stagioni che predilige -, come si può ben osservare nell’intricata trama che gli alberi spogli disegnano sul fondo bianco del sottobosco innevato, lungo gli aspri pendii del versante occidentale del Generoso.

Nei suoi lavori Giosanna Crivelli racconta pure la luce attraverso cui i singoli luoghi possono trasformarsi continuamente, come ad esempio nella fotografia che riprende la sagoma della montagna, sovrastata da candide ma possenti nuvole che paiono essere il risultato di una gigantesca esplosione; oppure attraverso la luna, un vero e proprio topos del paesaggio romantico, colta e seguita molto a lungo, dalla finestra di casa sua, sulla collina di Montagnola - da dove vede il lato imponente e roccioso della montagna, presenza quotidiana -, una luna ripresa mentre a mo’ di palla sembra rotolare sullo skyline del Monte. Luce sondata anche nell’ampio orizzonte, contraddistinto da una sequenza di campi prospettici, che caratterizza le montagne del Sottoceneri - con il Generoso come ultimo bastione geologico -, riprese da quelle del Bellinzonese; si tratta di un ampio panorama di cime e di profili - che potete vedere qui accanto - fotografato nella luce fredda e invernale, con le varie e ricche gradazioni di azzurri.

Scatti precisi in cui Giosanna Crivelli ha cercato con grande determinazione e pazienza l’attimo perfetto, il momento unico e irripetibile, a volte attraverso dettagli apparentemente insignificanti. Anche un semplice sasso sbrecciato, come se ne incontrano facilmente lungo i crinali alti del Calvagione a fissare un limite tra il prato e il burrone sottostante, può diventare una macchia di colore chiaro, in contrasto con i grigi e gli azzurri dei pendii più lontani. Fotografate con un particolare taglio le piatte lastre calcaree diventano palcoscenico per fondali prospettici naturali, elementi che narrano le dinamiche di un paesaggio. I casolari e l’alpeggio di Nadigh, con i sentieri e i muretti di pietre, che nelle taglienti luci invernali si profilano sul nero del baratro, quasi tra due mondi - quello della luce e quello delle tenebre -, ci fanno capire la forza degli interventi dell’uomo - quest’ultimo mai direttamente presente nelle fotografie di Giosanna Crivelli - in questo territorio a volte rude a volte morbido.

Ivano Proserpi, MEVM