Gli alpeggi
L’esigenza di essere il più possibile autosufficienti, le difficoltà di collegamento, la morfologia avara di superfici pianeggianti, il progressivo cambiamento del clima con la quota hanno portato gli abitanti della Valle di Muggio ad organizzare il proprio territorio verticalmente. Il paesaggio modellato dall’uomo è stato conseguentemente strutturato su due tipi di insediamento: quello duraturo, il villaggio e quello temporaneo, l’alpe. Questa organizzazione, pur richiamando quella del mondo alpino, è ricca di specificità legate alla localizzazione a meridione delle Alpi, all’esposizione a Sud, alla ridotta quota, al clima, alla vegetazione, al carattere della popolazione. Nella media ed alta Valle i villaggi sono posti a mezza altezza e ben esposti al sole; essi presentano una struttura compatta per lasciare più spazio ai campi posti tutt’attorno. L’agricoltura era abbinata all’allevamento e le stalle-fienili che ospitavano il bestiame nei mesi autunnali, invernali e primaverili erano localizzate in paese o isolate nei prati delle vicinanze. L’esigenza di allontanare il bestiame dai campi nella bella stagione spiega i disboscamenti dei dossi e del pendio meridionale del Monte Generoso dove sono localizzati gli alpi per il pascolo estivo. Nella bassa Valle, dove l’ambiente naturale è più favorevole e le rese agricole più elevate, predominava la campicoltura nella forma della coltura promiscua mediterranea. Qui la terra era di proprietà di latifondisti che la affittavano con il sistema della mezzadria, l’abitazione rurale era la masseria tipica della pianura lombarda.
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Della Valle di Muggio avevamo sentito parlare con un certo sfoggio di aggettivi rupestri, o per lo meno montuosi: come qualcosa in un certo senso vicino alle valli del Sopraceneri. Ci si aspettava quindi un paese ben diverso da quello che trovammo quella mattina d’aprile; e fu lieta sorpresa scoprire una Valle in tutto intonata a quel paese felice: da parere come un divertimento laterale, il risultato d’una improvvisa voglia di giuocare alla montagna – saltata in testa alla pianura, un giorno di buon umore: un grillo da ragazzo fantastico, insomma, un capriccio sfogato, e sfogato bene.” Assai riuscita è la descrizione data da Piero Bianconi in
Croci e rascane. Essa evidenzia il valore della Valle come risultato della vicinanza, della coesistenza, della sovrapposizione, del lento trasformarsi dei tratti di due realtà naturali, umane e culturali quella mediterranea a Sud e quella alpina a Nord, che entrano in contatto nella zona montana alla quale la Valle di Muggio appartiene.
Die Alpen
Die Notwendigkeit, sich so weit wie möglich selbst zu versorgen, die Schwierigkeiten bei der Erreichbarkeit, die Knappheit an ebenen Flächen und die fortschreitende Veränderung des Klimas mit der Höhe über Meer haben die Bewohner des Muggiotals dazu veranlasst, ihr Gebiet vertikal zu erschliessen. Die vom Menschen modellierte Landschaft wurde folglich durch zwei Siedlungstypen strukturiert: den dauerhaften, das Dorf, und den temporären, die Alp oder Alm. Diese Organisation erinnert zwar an die nördlichen Alpen, ist aber reich an Besonderheiten, die mit der nach Süden ausgerichteten Lage, der geringen Höhe, dem Klima, der Vegetation und der Art der Bevölkerung zusammenhängen. Im mittleren und oberen Tal liegen die Dörfer in mittlerer Höhe und sind der Sonne ausgesetzt; sie haben eine kompakte Struktur, um mehr Platz für die umliegenden Felder zu schaffen. Der Ackerbau war mit der Viehzucht verbunden und die Ställe, in denen das Vieh in den Herbst-, Winter- und Frühjahrsmonaten untergebracht war, befanden sich im Dorf oder vereinzelt auf den nahen gelegenen Wiesen. Die Notwendigkeit, das Vieh bei schönem Wetter von den Feldern wegzubringen, erklärt die Abholzung der Bergkuppen und des Südhangs des Monte Generoso, wo sich die Almen für die Sommerweide befinden. Im unteren Tal, wo die natürlichen Gegebenheiten günstiger und die landwirtschaftlichen Erträge höher sind, überwiegte der Ackerbau in Form der mediterranen Mischkultur. Hier war das Land im Besitz von Grundbesitzern, die es im Rahmen des Teilpacht-Systems verpachteten, und die bäuerliche Behausung war die für die lombardische Ebene typische Masseria.
"Wir hatten vom Muggio-Tal als einer gewissen Anhäufung von felsigen oder zumindest gebirgigen Objekten gehört: als etwas, das den Tälern des Sopraceneri ähnlich ist. Wir erwarteten also eine ganz andere Landschaft als diejenige, die wir an jenem Aprilmorgen vorfanden; und es war eine freudige Überraschung, ein Tal zu entdecken, das ganz im Einklang steht: anzusehen als ein Vergnügen, wie ein plötzliches Verlangen, mit den Bergen zu spielen – ein Tal, aus der Ebene heraus entsprungen, eines Tages und in guter Laune: kurz gesagt, wie ein fantastisches Knabenspiel, eine Laune, die ausgelassen wurde, gut ausgelassen wurde.” Sehr gelungen ist diese Beschreibung von Piero Bianconi in seinem Buch Croci e rascane. Es betont den Wert des Tals, der sich aus der Nähe, der Koexistenz, der Überschneidung und der langsamen Umwandlung der Merkmale zweier natürlicher, menschlicher und kultureller Realitäten ergibt, nämlich der mediterranen im Süden und der alpinen im Norden, die in dem Berggebiet, zu dem das Muggiotal gehört, aufeinandertreffen.