L'acqua che (non) c'è

Esposizione temporanea a Casa Cantoni

Esposizione temporanea

L'acqua che (non) c'è
Gestione delle risorse idriche nel Ticino meridionale

a cura di Mark Bertogliati, Monica Crivelli, Grazia Figini-Cicic, Silvio Bindella

 

Casa Cantoni, Cabbio
1° settembre 2023 - 10 novembre 2024
martedì - domenica 14:00-17:00

(chiusura invernale dal 6 novembre 2023 al 27 marzo 2024)
 

Stagioni sempre più siccitose e calde interrogano sull’uso delle risorse idriche e rendono necessarie strategie per una loro gestione parsimoniosa. D’altro canto la prevenzione e la gestione dei rischi associati a eventi estremi come le alluvioni richiedono investimenti sempre maggiori e nuovi approcci. Tra scarsità ed eccessi, la cura e la gestione delle acque dovrebbe essere in primo piano nella società. Eppure la relazione che intratteniamo con questo elemento – di cui ben oltre la metà del nostro corpo è composto – è ambivalente. Nelle società occidentali riteniamo sia scontato disporne in eccesso e a costi irrisori grazie a reti idriche di cui tuttavia spesso ignoriamo l’origine. Nelle valli meridionali della Svizzera l’approvvigionamento idrico ha da sempre costituito una sfida. Partendo dalla storia possiamo trarre insegnamenti sull’uso sostenibile di questa risorsa.

 

Temporäre Ausstellung

Vom Wasser – da oder nicht.
Der Umgang mit den Wasserressourcen im Südtessin

Kuratoren: Mark Bertogliati, Monica Crivelli, Grazia Figini-Cicic, Silvio Bindella

 

Casa Cantoni, Cabbio
1. September 2023 - 10. November 2024
Dienstag - Sonntag 14:00-17:00

Einweihung:
Freitag den 1. September 2023, 18:00 Uhr

(Winterpause vom 6. November 2023 bis 27. März 2024)

 

Zunehmende Trocken- und Hitzeperioden stellen die Nutzung der Wasserressourcen vor ein Problem. Gefragt sind Strategien zum sparsamen Umgang. Zudem erfordert das Risikomanagement im Zusammenhang mit Extremereignissen wie Überschwemmungen immer grössere Kosten und neue Lösungsansätze. Die Wasserpflege und -bewirtschaftung soll, zwischen Knappheit und Überfluss, im Mittelpunkt und im Dienst des gemeinschaftlichen Interesses stehen. Doch unser Verhältnis zum Element Wasser - weit mehr als die Hälfte unseres Körpers besteht daraus - ist ambivalent. In den westlichen Gesellschaften halten wir es für selbstverständlich, dass wir zu vernachlässigbaren Kosten unbegrenzten Zugang zu Wasser haben, dank Wassernetzen, deren Ursprung wir oft nicht kennen. In den Südtälern der Schweiz war die Wasserversorgung schon immer eine Herausforderung. Aus der Geschichte können wir lernen, wie wir diese Ressource nachhaltig nutzen können.

 

 

Con la collaborazione di:
Logo_Meteosvizzera_Kompakt_BK_AMT_IT_36mm.jpg Meteosvizzera
Logo_of_SUPSI_.png SUPSI
logo_AFT-copy.jpg Associazione fontanieri ticinesi

 

 

Il MEVM rivolge un sincero
ringraziamento per la preziosa
collaborazione a:

Stefano Zanini
Matteo Negri
Elena Mozzini
Giuseppe Haug
Corrado Melchioretto
Alessandra Ferrini Giordano
Paolo e Silvia Crivelli
Graziella Corti
Stefania Bianchi
Fabio Bossi
Samuele Rosselli
Studio Fürst e associati
Uff. forestale del 6° Circondario
Sebastian Pera
Valentina Zambetti
Timothy Paolini
Atelier Rud.era, Riva S. Vitale
Luana Zanetti
 

Supporto tecnico:

Programma Occupazionale Temporaneo  dell’Associazione dei Comuni del Generoso (POT-RVM)
Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona

1. Una lotta contro la scarsità

Lo sapevate che il comprensorio del Monte Generoso si è evoluto nella sua forma attuale a partire da un’ampia laguna e in seguito da un oceano? Il substrato calcareo di questa regione, eredità di fenomeni geologici risalenti a oltre 200 milioni di anni fa, è soggetto all’erosione chimica dell’acqua piovana. Ciò da origine al carsismo: le acque si infiltrano nelle rocce calcaree e nel terreno scavando grotte, inghiottitoi e profonde gole sotterranee. La scarsità di acqua di superficie che caratterizza questo territorio ha influenzato per secoli le abitudini degli abitanti della Valle di Muggio e ha imposto la ricerca di soluzioni e tecniche ingegnose per recuperare l’acqua e utilizzarla in forma liquida o solida per conservare il latte e altri alimenti.

Le bolle, gli occhi della montagna

Presenti soprattutto sui pascoli in quota sfruttati per l’alpeggio durante la bella stagione, si tratta di specchi d’acqua artificiali creati convogliando le acque piovane di deflusso verso un avvallamento appositamente scavato e reso impermeabile comprimendo sul fondo terra argillosa mescolata a cenere. Con questo stratagemma era possibile conservare acqua per abbeverare il bestiame anche in assenza di precipitazioni o sorgenti nelle vicinanze.

Le nevère, i refrigeratori della civiltà rurale

Queste costruzioni tipiche della Valle di Muggio si trovano soprattutto sugli alpeggi e solo occasionalmente nei villaggi. Si tratta di edifici in muratura ombreggiati da alberi frondosi, spesso a pianta circolare e interrati per alcuni metri. Nell’area compresa tra il Monte Generoso e il Bisbino il Museo ha censito circa 70 nevère promuovendo il restauro di cinque di esse quali testimonianze della civiltà rurale. Le nevère venivano riempite di neve in inverno in modo da ottenere un ambiente fresco fino alla fine dell’estate. Il loro abbandono è sopraggiunto nel corso dell’ultimo secolo a causa di diversi fattori. Fino ad allora esse rispondevano all’esigenza di creare ambienti costantemente freschi ove conservare adeguatamente il latte appena munto prima di procedere alla scrematura e alla produzione del burro e del formaggio magro. In questo caso l’acqua – quasi sempre assente nella sua forma liquida – era immagazzinata in forma solida, permettendo un’ottimale sfruttamento delle risorse sugli alpeggi. Si tratta di oggetti di notevole interesse, presenti in tale concentrazione in nessun’altra parte della Svizzera.

Le cisterne, ogni goccia conta

Non sempre lo sfruttamento delle sorgenti naturali – rare e spesso discoste – costituiva una soluzione praticabile per soddisfare il fabbisogno idrico quotidiano. In Valle di Muggio l’impiego di cisterne per il recupero e la conservazione dell’acqua piovana era in passato assai diffuso. L’acqua veniva raccolta dalle falde dei tetti per mezzo di grondaie e canali e quindi convogliata in grandi serbatoi in pietra parzialmente interrati. Per garantirne la tenuta i serbatoi erano accuratamente intonacati con calce. Molto spesso integrate nelle case e nelle stalle, dotate di soffitti a volta, le cisterne venivano occasionalmente costruite come edifici a sé stanti, come nel caso della bella cisterna dell’alpe Nadigh costruita alla fine dell’Ottocento e restaurata in anni recenti dal Museo.

I caselli del latte, avvicinarsi all’acqua

Si tratta di piccole costruzioni molto basse normalmente semi-interrate che sfruttano anfratti e correnti d’aria fredda e, dove presenti, sorgenti d’acqua che sgorgano dalla roccia. In quest’ultimo caso i caselli possono sorgere a una certa distanza dagli altri fabbricati. All’interno scorre un apposito canaletto in cui in passato si depositavano le “conche” del latte. Sono presenti in diversi angoli del territorio nell’area del Monte Generoso. Notevole il complesso dei caselli di Cragno (una decina in tutto) il cui restauro consente di visitare un esempio straordinario d’uso sapiente della risorsa idrica nell’economia agro-pastorale tradizionale.

Le fontane, le “osterie dell’acqua fresca”

La fontana in passato era scherzosamente definita in questo modo. Nel corso dell’Ottocento l’esigenza di disporre di acqua salubre spronò gli enti pubblici a realizzare sistemi di distribuzione dell’acqua potabile nei vari villaggi. In realtà fontane e lavatoi esistevano già nei secoli precedenti al margine di alcuni villaggi e in prossimità di sorgenti, ma non erano molto frequenti, soprattutto in un territorio carsico come la Valle di Muggio dove la ricerca e la distribuzione dell’acqua ha sempre richiesto sforzi molto importanti. Ancora oggi non è infrequente incontrare, in zone un tempo aperte ma ormai riconquistate dal bosco, i resti di antichi fontanili. Espressione dell’orgoglio e del sollievo di aver catturato un elemento tanto sfuggente e prezioso, questi manufatti sono molto spesso nobilitati da architetture raffinate o da materiali da costruzione di provenienza non locale, trasportati da lontano per enfatizzarne l’importanza e l’utilità. La fontana pubblica di Cabbio, una delle più belle e maestose in Ticino, oggetto di un recente restauro, è uno degli esempi più interessanti. Luoghi d’incontro e di socialità, preziose oasi per i viandanti e simboli della centralità dell’acqua nelle società di ieri e di oggi: le fontane e i lavatoi sono elementi la cui presenza caratterizza molti villaggi della valle.

1. Im Kampf gegen die Wasserknappheit

Wussten Sie, dass sich die Region des Monte Generoso aus einer grossen Lagune und später aus einem Meer zu ihrer heutigen Form entwickelt hat? Das Kalksteinsubstrat dieser Region, ein Erbe geologischer Phänomene, die mehr als 200 Millionen Jahre zurückreichen, unterliegt der chemischen Erosion durch Regenwasser. Dies führt zur Verkarstung: Das Wasser infiltriert das Kalkgestein und den Boden und gräbt Höhlen, Dolinen und tiefe unterirdische Schluchten. Der Mangel an Oberflächenwasser prägt dieses Gebiet. Er hat die Lebensgewohnheiten der Bewohner des Muggiotals über Jahrhunderte hinweg beeinflusst und die Suche nach ausgeklügelten Lösungen und Techniken zur Rückgewinnung von Wasser und dessen Verwendung in flüssiger oder fester Form zur Konservierung von Milch und anderen Lebensmitteln zu Grunde gelegt.

Alptränken, die «Augen» des Berges

So heissen die künstlichen Wasserbecken, die durch die Abtrennung von Regenwasser in speziell gegrabene Mulde entstehen. Diese werden durch das Stampfen von Asche und Lehmboden undurchlässig gemacht. Auf diese Weise war es möglich, Wasser als Viehtränke zu speichern, auch wenn es in der Nähe keine Niederschläge oder Quellen gab.

Die Nevère, Schneekeller, Kühlräume der Bergbevölkerung

Diese für das Muggiotal typischen Bauten findet man vor allem auf den Almen und vereinzelt in den Dörfern. Es handelt sich um gemauerte, von Laubbäumen beschattete, oft kreisförmige und mehrere Meter tief eingegrabene Gebäude. Im Gebiet zwischen dem Monte Generoso und Bisbino hat das Museum rund 70 ´Nevère´ (Schneekeller) untersucht und fünf von ihnen als Zeugnisse der ländlichen Zivilisation restaurieren geholfen. Die Nevère wurden im Winter mit Schnee gefüllt, um eine bis zum Ende des Sommers anhaltende kühle Umgebung zu schaffen. Sie wurden erst im letzten Jahrhundert aus verschiedenen Gründen aufgegeben. Bis dahin entsprachen sie dem Zweck, eine konstant kühle Umgebung zu schaffen, in der die frisch gemolkene Milch vor dem Entrahmen und der Herstellung von Butter und fettarmem Käse gelagert werden konnte. Auch das Wasser, das in flüssiger Form meistens fast gänzlich fehlte, wurde als Schnee in fester Form gelagert. Dies ermöglichte eine optimale Nutzung der Ressourcen auf den Alpweiden. Es handelt sich bei den Schneekellern um sehr interessante Objekte, die in dieser Dichte nirgendwo sonst in der Schweiz zu finden sind.

Zisternen, weil jeder Tropfen zählt

Die Nutzung natürlicher Quellen - die selten und oft abgelegen sind - war nicht immer eine praktikable Lösung zur Deckung des täglichen Wasserbedarfs. In der Vergangenheit war die Nutzung von Zisternen zur Rückgewinnung und Speicherung von Regenwasser im Muggiotal weit verbreitet. Das Wasser wurde mit Hilfe von Rinnen und Kanälen von den Dachhängen her gesammelt und dann in grosse, teilweise eingegrabene Steintanks geleitet. Um die Undurchlässigkeit zu gewährleisten, wurden die Zisternen sorgfältig mit Kalk verputzt. Die Zisternen waren sehr oft in die Häuser und Ställe mit ihren gewölbten Decken integriert. Gelegentlich wurden sie auch als eigenständige Gebäude errichtet, wie im Fall der schönen Zisterne auf der Alp Nadigh, die Ende des 19. Jahrhunderts gebaut und in den letzten Jahren vom Museum restauriert wurde.

Milchkeller. Sich dem Wasser nähern

Es handelt sich um kleine, sehr niedrige Bauwerke, die in der Regel halb unter der Erde liegen und Hohlräume und Kaltluftströme ausnutzen und, wo vorhanden, Wasserquellen, die aus dem Felsen sprudeln. Im letzteren Fall können sich die «caselli» in einiger Entfernung von den anderen Gebäuden erheben. In ihrem Inneren verläuft eine spezielle Rinne, in welcher früher die Milchbecken gelagert wurden. Sie sind an verschiedenen Orten des Monte Generoso zu finden. Besonders erwähnenswert ist der Komplex der Milchkeller von Cragno (insgesamt etwa zehn), deren Restaurierung die Besichtigung eines aussergewöhnlichen Beispiels für die kluge Nutzung der Wasserressourcen in der traditionellen Agrar- und Viehwirtschaft ermöglicht.

Die Brunnen, die “Frischwasser-Tavernen”

Ein Brunnen wurde in früherer Zeit scherzhaft als «osteria dell’acqua fresca», als Frischwasser-Taverne bezeichnet. Im 19. Jahrhundert veranlasste der Bedarf an gesundem und sauberem Wasser die Behörden dazu, in den verschiedenen Dörfern Trinkwasserversorgungssysteme einzurichten. In Wirklichkeit gab es schon in früheren Jahrhunderten Brunnen und Waschhäuser am Rande einiger Dörfer und in der Nähe von Quellen, aber sie waren nicht sehr häufig. In einem Karstgebiet wie dem Muggiotal war die Wassersuche und -verteilung schon immer mit erheblichem Aufwand verbunden. Noch heute stösst man nicht selten auf die Überreste alter Quellen in Gebieten, die einst offene Gelände waren, dann aber vom Wald zurückerobert wurden. Als Zeichen des Erfolgs und der Freude darüber, ein so schwer fassbares und kostbares Element nutzen zu können, sind diese Artefakte häufig durch raffinierte Architektur oder Baumaterialien nicht lokaler Herkunft geadelt, um ihre Bedeutung und ihren Nutzen zu unterstreichen. Der öffentliche Brunnen in Cabbio wurde kürzlich restauriert. Er ist einer der schönsten des Tessins: Es sind Orte der Begegnung und der Geselligkeit, kostbare Oasen für Wanderer und Symbole für die zentrale Bedeutung des Wassers in den Gesellschaften von gestern und heute. Viele Dörfer des Tals zeichnen sich durch Brunnen und Waschhäuser als besondere Elemente aus.

2. Acqua per tutti

Siamo circondati dall’acqua e nella vita quotidiana facciamo molteplici usi di questo elemento. Lavare, lavarsi, bere, cucinare: l’acqua con la sua presenza e assenza ci interroga sulla nostra impronta sul pianeta. Nell’ultimo secolo la società ha vissuto, nel bene e nel male, un profondo cambiamento nella relazione con questa risorsa vitale. Aprire un rubinetto è oggi un gesto in apparenza semplice, ma dietro al quale si celano numerose implicazioni. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua è ancora oggi una delle sfide più impegnative a livello globale.

Cultura e memoria dell’acqua

Il rapporto con l’acqua ha influenzato profondamente la cultura locale. Ne troviamo riflessi nella meteorologia popolare e nelle antiche credenze, nei nomi di luogo e di famiglia, nell’architettura rurale nelle sue diverse forme. L’acqua ha sempre assunto un’importanza centrale per gli usi domestici e per i bisogni dell’agricoltura. In caso di siccità per invocare la pioggia e non compromettere i raccolti si svolgevano processioni e si rivolgevano implorazioni a santi e divinità.
Nel corso della storia cambia il rapporto con l’acqua. A cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, nell’epoca delle “riforme sanitarie” e della “rivoluzione igienica”, particolare attenzione verrà conferita al tema della salubrità dell’acqua e allo sviluppo delle moderne reti di approvvigionamento idrico e di smaltimento delle acque reflue. Parallelamente all'emergere delle infrastrutture idriche urbane, allo sviluppo turistico e all’emancipazione femminile si afferma anche alle nostre latitudini una cultura balneare che sancisce un nuovo rapporto della società con l’acqua.

2. Wasser für alle

Wir sind von Wasser umgeben und nutzen dieses tagtäglich auf vielfältige Weise. Wir waschen, trinken, kochen, reinigen damit. Das Vorhanden- oder Nichtvorhandensein von Wasser stellt uns deutliche Fragen zu unserem ökologischen Fussabdruck auf unserem Planeten. Im letzten Jahrhundert hat sich das Verhältnis der Gesellschaft zu dieser lebenswichtigen Ressource im Guten wie im Schlechten grundlegend verändert. Einen Wasserhahn aufzudrehen ist heute eine scheinbar einfache Geste, aber dahinter verbergen sich viele Einrichtungen und Massnahmen. Die Sicherstellung der Verfügbarkeit und nachhaltigen Bewirtschaftung von Wasser ist nach wie vor eine der grössten globalen Herausforderungen.

Kultur und Gedächtnis des Wassers

Die Beziehung zum Wasser hat die lokale Kultur tiefgreifend beeinflusst. Sie wird in der volkstümlichen Wetterkunde und in alten Glaubenssätzen, in Orts- und Familiennamen und in der ländlichen Architektur in ihren verschiedenen Formen sichtbar. Wasser war schon immer von zentraler Bedeutung für den häuslichen und den landwirtschaftlichen Gebrauch. In Zeiten der Dürre wurden Prozessionen abgehalten und Bittgesuche an Heilige und Gottheiten gerichtet, um Regen herbeizurufen und die Ernten nicht zu gefährden.
Im Laufe der Geschichte hat sich die Beziehung zum Wasser verändert. An der Wende vom 19. zum 20. Jahrhundert, in der Ära der “sanitären Reformen” und der “hygienischen Revolution”, wurde der Frage der Wassergesundheit und der Entwicklung moderner Wasserversorgungs- und Abwasserentsorgungsnetze besondere Aufmerksamkeit gewidmet. Parallel zur Entstehung städtischer Wasserinfrastrukturen, der Entwicklung des Tourismus und der Emanzipation der Frau etablierte sich auch in unseren Breitengraden eine Badekultur, die ein neues Verhältnis der Gesellschaft zum Wasser sanktionierte.

3. Dalla sorgente al rubinetto

In Svizzera disponiamo oggi di acqua potabile di qualità nelle nostre case. Fino a poco più di un secolo fa questo non era scontato. Le fonti d’acqua erano sovente distanti dalle abitazioni e per fare il bucato era spesso necessario ricorrere a laghi, fiumi e ruscelli. Nell’Ottocento si diffusero nei villaggi ticinesi fontane e lavatoi, mentre all’inizio del Novecento furono realizzati i primi moderni acquedotti. Oggi i fontanieri operano per garantire un approvvigionamento idrico costante, sicuro ed efficiente nei diversi passaggi dalla sorgente ai nostri rubinetti. Questa comodità è ormai data per scontata. Bere non è più solo un’esigenza fisiologica, ma è diventato un rituale sociale e un gesto che riflette i costumi e le mode dei tempi.

Dai rabdomanti ai fontanieri

Gli investimenti effettuati nell’ambito dell’approvvigionamento idrico e le trasformazioni realizzate a livello organizzativo e legislativo nel corso dell’ultimo secolo consentono di disporre nelle nostre case di acqua pulita e di qualità. In passato la ricerca delle fonti era non di rado anche in Ticino affidata ai rabdomanti. Le fonti d’acqua erano sovente distanti dall’abitazione. Su molte fontane e lavatoi la scritta “vietato lordare l’acqua” fungeva da monito per tutelare le nuove fonti che nel corso del tempo cominciarono ad apparire al centro dei villaggi.

Il futuro di Idropoli

L’urbanizzazione e i mutamenti nell’uso del territorio, le sfide imposte dai cambiamenti climatici, l’inquinamento e la privatizzazione delle risorse idriche mettono in crisi le nuove “idropoli”, ossia le aree urbane e le realtà industriali che a partire dal secondo dopoguerra hanno basato i propri modelli di sviluppo su un consumo dissennato di questa risorsa. A livello globale si moltiplicano i conflitti attorno alle risorse idriche, mentre secondo le stime dell'ONU oggi quasi 1 miliardo di persone non ha accesso all'acqua potabile, un diritto umano universale che non può essere riconosciuto a tutti. Anche in Svizzera – il «castello d’acqua d’Europa» - le sfide non mancano. Il Mendrisiotto e molte altre regioni sono confrontate con periodi sempre più prolungati di penuria idrica. Una gestione sostenibile delle risorse idriche e la messa in rete degli acquedotti a livello regionale attingendo a fonti finora non considerate sono pertanto irrinunciabili. D’altro canto anche i nostri comportamenti dovranno mutare per contenere le nostre “impronte idriche” ormai sempre più ingombranti.

3. Von der Quelle zum Wasserhahn

In der Schweiz haben wir heute qualitativ hochwertiges Trinkwasser in unseren Haushalten. Bis vor etwas mehr als einem Jahrhundert war dies nicht selbstverständlich. Die Wasserquellen waren oft weit von den Häusern entfernt und zum Wäschewaschen musste man vielfach auf Seen, Flüsse und Bäche zurückgreifen. Im 19. Jahrhundert verbreiteten sich Brunnen und Waschhäuser in den Tessiner Dörfern, während die ersten modernen Wasserversorgungssysteme zu Beginn des 20. Jahrhunderts gebaut wurden. Heute sorgen die Brunnenmeister*innen für eine konstante, sichere und effiziente Wasserversorgung von der Quelle bis zum Wasserhahn. Dieser Komfort wird heute als selbstverständlich angesehen. Trinken ist nicht mehr nur ein physiologisches Bedürfnis, sondern ein soziales Ritual und eine Geste im Geist der Sitten und Moden der Zeit.

Vom Wasserschmöcker zum Brunnenmeister

Die Investitionen in die Wasserversorgung, die organisatorischen und gesetzlichen Veränderungen des letzten Jahrhunderts haben dazu geführt, dass wir heute über sauberes und hochwertiges Wasser verfügen. In der Vergangenheit wurde die Suche nach Quellen im Tessin nicht selten den Wasserschmöckern anvertraut. Die Wasserquellen waren oft weit vom Haus entfernt. Die Aufschrift ""Es ist verboten, das Wasser zu verunreinigen"" auf vielen Brunnen und Waschhäusern diente als Warnung, um die neuen Brunnen zu schützen, die im Laufe der Zeit im Zentrum der Dörfer entstanden.

Die Zukunft von Hydropolis, dem Umgang mit dem Wasser

Die Urbanisierung und die Landnutzungsveränderungen, die Herausforderungen des Klimawandels, die Umweltverschmutzung und die Privatisierung der Wasserressourcen beschwören eine Krise für die neue ""Hydropolis"" herauf. Die städtischen und industriellen Gebiete basieren seit dem Zweiten Weltkrieg auf einem ungezügelten Verbrauch dieser Ressource. Weltweit nehmen die Konflikte um die Wasserressourcen zu und die UNO schätzt, dass heute fast eine Milliarde Menschen keinen Zugang zu Trinkwasser haben - ein universelles Menschenrecht, das nicht allen gewährt wird. Auch in der Schweiz, dem ""Wasserschloss Europas"", mangelt es nicht an Herausforderungen. Das Mendrisiotto und viele andere Regionen sind mit immer länger anhaltenden Wasserknappheitsphasen konfrontiert. Eine nachhaltige Bewirtschaftung der Wasserressourcen und die Vernetzung der regionalen Wasserversorgungssysteme durch die Erschliessung bisher ungenutzter Quellen sind deshalb unabdingbar. Andererseits wird sich auch unser Verhalten ändern müssen, um unseren immer grösser werdenden “Wasserverbrauchs-Fussabdruck” zu verringern.

Beschriftungen der ausgestellten Objekte

1. Spiegelleiste
2. Wasserkübelhalterung

An diesen Gegenständen ist zu sehen, wie schwierig es war, Wasser zu transportieren. Es waren in der Vergangenheit die Frauen, welche diese schwierige Aufgabe meistern mussten - in einer Zeit, in der die Wasserquellen oft sehr weit von den Häusern entfernt lagen.

1. – 2. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona

3. Werbebroschüren
4. Kommunale Vorschriften

Die ersten modernen kommunalen Wasserleitungen entstanden zu Beginn des 20. Jahrhunderts. Es wurde unumgänglich, die Verteilung des Trinkwassers in ihren verschiedenen Phasen zu regeln, von den administrativen Aspekten bis hin zu den verbrauchsabhängigen Nutzungsgebühren. Mit der Verfügbarkeit von Wasser in den Haushalten mussten diese auch mit Toiletten ausgestattet werden. Bis zu Beginn des 20. Jahrhunderts waren Toiletten mit Wasserspülung jedoch ein Luxus, der nur den reichsten Familien vorbehalten war.

3. – 4. Sammlung Giuseppe Haug, Capolago

Eine Zeitreise

Auf vielen Postkarten und Fotografien, die das ländliche Tessin zu Beginn des 20. Jahrhunderts zeigen, sind Wasserversorgung und Wäscherei sich wiederholende Themen. Sie zeigen das Wasser aus verschiedenen Blickwinkeln, aufgenommen im Zuge der Entwicklung moderner Wasserversorgungssysteme und der zunehmenden Aufmerksamkeit für Hygiene.

Fotografien und Postkarten aus der Sammlung Giuseppe Haug, Capolago

5. Die Waschmaschine

Die ersten Prototypen von Waschmaschinen gab es zwar bereits im 19. Jahrhundert, durchgesetzt haben sie sich jedoch erst nach dem Zweiten Weltkrieg.
Dieses Modell aus Bellinzona stammt wahrscheinlich aus dem frühen 20. Jahrhundert und wurde mit Wasserdruck betrieben.

5. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona

9.-10. Schaufel und Wäschezange
11. Lessiveuse

Die Wäscheschaufel und die ""Lessiveuse"" sind eindrückliche Beispiele für Innovationen, die im Laufe der Zeit die Qualität des Waschvorgangs verbesserten und dazu beitrugen, die Arbeit der Hausfrauen zu erleichtern.

9. – 10. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona
11. Sammlung MEVM, Cabbio

12. Kübel
13. Waschbecken mit Spiegel

Neben der Wäsche ist auch die persönliche Hygiene ein Bedürfnis und zugleich ein tägliches Ritual. Vor der Verbreitung von Badewannen und später von Duschen waren Waschbecken, Wannen und Halbbäder in Privathaushalten üblich und erlaubten eine annähernde Körperpflege wie heutzutage.

12. Sammlung MEVM, Cabbio
13. Private Sammlung

14. Werbetafeln
15. Seife und Reinigungsmittel

Zu Beginn des 20. Jahrhunderts verdrängten die inzwischen industriell hergestellten Laugen, Waschmittel und Seifen die traditionelle Verwendung von Asche.
Die an Hausfrauen gerichtete Werbung trug wesentlich zu diesem Fortschritt bei.

14.-15. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona

16. Wäscheklammern
17. Wäschebrett für Kinder

Das Trocknen der Wäsche auf einer Leine mit Wäscheklammern war im ländlichen Tessin die Ausnahme, während es in den Städten und nördlich der Alpen weiter verbreitet war.
Mit spielerischen Tricks wurden die Kinder bald in die Gesten des Waschens und Spülens eingeweiht.

16. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona
17. Private Sammlung
Umstandsmäntel, Wäsche und Nachthemden stammen aus der MEVM-Kollektion und aus privaten Sammlungen.

18. Waschbrett
19. Seewaschbrett

Heute ist das Waschen eine private Handlung, die zuhause erledigt wird. Früher wurde oft in Gesellschaft im Waschhaus, an Bächen oder am See gewaschen. Für die Frauen war das Waschen ein wichtiger Aspekt des Alltags in der Dorfgemeinschaft. Das Spülen erfolgte durch Schrubben und Auswringen der Wäsche auf verschiedene Arten. Die Verwendung von Waschbrettern war weit verbreitet, aber in vielen Fällen wurde die Wäsche am Rande des Waschhauses oder auf einem Stein am Bach geschüttelt und gerieben.

18. Ethnographische Sammlung des Kantons Tessin, Bellinzona
19. Sammlung MEVM, Cabbio (Geschenk Atelier Rud.era, Riva San Vitale)