Graa

Castanicoltura
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Valle di Muggio allo specchio
Paesaggio incantevole, paesaggio mutevole

a cura di Paolo e Silvia Crivelli
MEVM, Ticino Nostro, 2017

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La graa

 

La graa (metato) si trova (meglio sarebbe dire, oggigiorno, si trovava) in un locale del solaio della casa d’abitazione o in una costruzione isolata. Fino alla seconda guerra mondiale molte case avevano la propria graa nel solaio. Nella costruzione isolata, sul pavimento del locale a pianterreno si accendeva il fuoco, mentre al piano superiore si mettevano le castagne, stese su un pavimento (la graviscia) fatto con giovani polloni (i vétur) di castagno, intrecciati. Nella casa d’abitazione il calore ed il fumo, salendo lungo la canna fumaria, uscivano nel locale del solaio (dove c’era lo speciale cassone, con la lamiera bucherellata, per le castagne) attraverso un’apertura, riaperta ogni anno per il periodo dell’essiccazione, mentre nel contempo una ventola chiudeva la canna fumaria verso l’alto. La graa, nella casa d’abitazione, veniva cargada anche due volte consecutivamente. Ogni volta si mettevano dagli 8-10 ai 15-20 quintali (dipendeva molto dalle dimensioni del locale). Si usava contare il numero di gerle: ogni tre gerle di castagne fresche, una gerla di castagne secche. Il fuoco rimaneva acceso ininterrottamente per tre settimane, attivato, di notte, con i resti della precedente battitura (la büla, o fofa), con i mulitt (i tutoli) delle pannocchie e con la segatura (ressegaü´sc).

Nei primi 2-3 giorni i castégn i sa bagnan (evaporazione dell’acqua contenuta), poi cominciano ad essiccare. Quando cominciano a cantá, dopo 10-12 giorni, vengono rimestati gli strati”. Le famiglie che possedevano molti alberi usavano, dunque possedevano, il secondo tipo di graa. Si tratta di una costruzione isolata, di piccole dimensioni, spesso pressoché quadrata di 3m di lato, generalmente a due piani, in muratura, col tetto ad uno spiovente e copertura in piode. La copertura è importante in quanto il tetto deve lasciar uscire il fumo. Generalmente questo tipo di graa è localizzato al margine del villaggio o in posizione discosta come ad esempio a Cabbio, Monte, Muggiasca. Un buon numero si trova appena sopra il limite superiore delle selve castanili come è il caso delle graa di Roncapiano, di Batuela, e Ai Sassi sopra Monte. Un abbinamento interessante è quello di Batuela: qui la nevèra è affiancata alla graa, la trave di colmo è la medesima e sostiene il tetto di entrambe le costruzioni.

 

 

La battitura delle castagne

 

Dopo circa 3 settimane (i castégn i cantan) avviene la battitura: le castagne vengono tolte ancora tiepide, messe in appositi sacchetti, la sachéta: lo speciale sacchetto, lungo e stretto, che serviva per la battitura, si annoda da un lato, si ha l’apertura, con taglio verticale, dall’altro. Le castagne vengono sbucciate battendole su un ceppo, la scépa o al scépp: la lastra concava di legno ricavata da un vecchio e grosso tronco di castagno. Di solito si contano 10-12 colpi di battitura per ogni dose di castagne. Ne risultano così le castagne secche, mischiate comunque ancora alle bucce; si deve quindi separarle mediante l’uso del ventilabro (al vall) che serviva pure, in passato, per il frumento ed il granoturco. La büla (i resti delle bucce) e parte della gía (sansa, la pellicola rossiccia delle castagne) dopo la battitura venivano insaccate e adoperate l’anno seguente sul fuoco per alimentarlo e, nello stesso tempo, per soffocarne la fiamma. Grazie all’essicazione la castagne possono essere conservate per numerosi mesi.

La battitura è un’operazione tecnica che comporta la ripetizione di un gesto circolare con una cadenza molto regolare e ritmata. Leroi-Gourhan, per spiegare l’origine dei gesti ritmati di questo tipo, afferma che “un gran numero di questi gesti si richiama al martellamento che si trova negli uccelli che rompono i molluschi o semi, sia quelli che cercano il proprio cibo nelle cortecce, questo però è eccezionale nei mammiferi, e anche nelle grandi scimmie. Una delle caratteristiche operazionali dell’umanità, fin dai primi stadi, è stata l’esecuzione di percussioni ritmiche ripetute a lungo”. Un gesto ai primordi dell’umanità: si potrebbe parlare di un gesto atavico, un reperto significativo nell’evoluzione delle tecniche. Un movimento rimasto invariato nel corso dei secoli e che non ha subito il processo di meccanizzazione, come è avvenuto invece per altri gesti (quello della macinatura per esempio). Ancora Leroi-Gourhan, parlando delle prime operazioni tecniche compiute dall’uomo, annota che “Fin dall’inizio le tecniche di fabbricazione si collocavano in un ambiente di ritmi, a un tempo muscolari, uditivi e visivi, derivati dalla ripetizione di gesti d’urto”.

 

 

La rimessa in funzione della graa

 

Nella seconda metà degli anni Novanta, il MEVM ha promosso un importante progetto di valorizzazione denominato Paesaggio antropico Valle di Muggio. Tra gli oggetti restaurati dal MEVM c’è la graa di Cabbio a cui ha fatto seguito nel 2015 quella di Roncapiano. Si tratta di restauri effettuati, come già successo per il Mulino di Bruzella, per rimettere le strutture in attività.

Con la fine del mondo contadino scompare non solo un sapere profondamente connesso all’ambiente, ma anche una ricca gestualità espressione di tecniche e abilità d’esecuzione. Gli oggetti e le parole possono venir conservati ma non i gesti. Anche lo straordinario gesto della battitura è forse destinato a scomparire? Nella definizione di patrimonio, l’ICOM contempla non solo le componenti materiali come edifici o oggetti, ma anche quelle immateriali come i gesti. L’agire del MEVM è dunque da inserire in questo contesto: il restauro della graa e la sua rimessa in funzione, ma anche l’intervento effettuato nella selva di Caneggio, mirano a salvaguardare e tramandare non solo la struttura ma anche il patrimonio immateriale connesso: il sapere e la gestualità.

Grazie ad un affiatato gruppo di abitanti di Cabbio coordinato dal MEVM, dal 2002 viene caricata la graa a Cabbio o Roncapiano. Tutte le operazioni necessarie vengono eseguite con particolare impegno. Privati o scolaresche sono invitati a raccogliere e consegnare castagne di buona qualità. Parallelamente la graa viene pulita e la legna viene accatastata nelle vicinanze. Subito dopo la consegna le castagne vengono caricate e distribuite sul graticcio. Immediatamente dopo il carico viene acceso il fuoco: il fumo sale, si diffonde, attraversa lo strato di castagne e inizialmente esce copioso tra le lastre del tetto e dalla finestrella. Nelle tre settimane seguenti vengono organizzati turni per controllare il fuoco che deve essere alimentato ed ardere correttamente. L’organizzazione e il coordinamento sono impegnativi, le persone coinvolte sono numerose: preparare le sacchette, i vall, la scépa, il catino, la corda per chiudere le sacchette, i setacci, i contenitori per i vari passaggi. Bisogna assicurarsi la presenza di chi sa vallare, di chi sa battere le castagne, di chi setaccia, sceglie, insacchetta. Numerosi ruoli richiedono capacità specifiche, abilità innate o apprese e la mancanza o l’insufficiente presenza di questi depositari del saper fare comprometterebbe il successo e il lavoro prodigato.

Il fatidico giorno è però è sempre una festa: è l’occasione per imparare a battere e a lavorare con il ventilabro, è un incontro che unisce i bambini alle prese coi gesti della battitura alle persone esperte. La separazione manuale in base alle caratteristiche delle castagne richiede parecchia manodopera che sorprendentemente spesso si presta spontaneamente. Grande soddisfazione è poi confezionare ed etichettare i sacchetti, chiuderli mettendo così al sicuro le deliziose castagne e il loro inconfondibile profumo. In passato le castagne della graa erano preziose perché da loro poteva dipendeva la vita, oggi sono preziose perché contribuiscono a influenzare la qualità della nostra vita.

Tratto da: Gilberto Bossi, Silvia Crivelli, “La graa e la battitura delle castagne”, in Valle di Muggio allo specchio. Paesaggio incantevole, paesaggio mutevole, a cura di Paolo e Silvia Crivelli, MEVM ; Fondazione Ticino Nostro, 2017, pp. 418-423.