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Valle di Muggio allo specchio
Paesaggio incantevole, paesaggio mutevole

a cura di Paolo e Silvia Crivelli
MEVM, Ticino Nostro, 2017

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Uno sguardo al passato

 

La Valle di Muggio rappresenta un esempio classico di paesaggio delle Prealpi meridionali. Aperta verso meridione, la Valle a differenza della maggior parte del Sottoceneri è interamente posta su substrato calcareo e, ad eccezione della parte inferiore, non ha subito l’azione dell’ultima glaciazione del Würm.
Il bosco l’ha ampiamente ricoperta sin dai tempi preistorici e ha sempre svolto importanti funzioni prima fra tutte quella di fornire legna per le necessità quotidiane degli abitanti ma anche quale spazio necessario per la pastorizia.
Nonostante l’assenza di bacini lacustri e di paludi è possibile delineare il quadro della vegetazione durante il postglaciale (gli ultimi 10-15’000 anni). Infatti dalle indagini paleobotaniche effettuate nel Sottoceneri e nell’Italia del Nord si può dedurre che nella Valle il bosco ha cominciato ad espandersi circa 10’000 anni fa. Durante i millenni successivi diversi tipi di bosco si sono avvicendati: dapprima con una fase dominata dal pino silvestre e dalla betulla, successivamente da quercete, latifoglie miste, ontano e, tra gli 8’000 e i 4’000 anni or sono, una presenza predominante di abete bianco prima che il faggio prendesse il sopravvento nella fascia montana. Nella fascia collinare e nelle gole della Breggia il carpinello, l’orniello e altre latifoglie si diffusero solo negli ultimi 3’000 anni.

Come è stato il caso ovunque nel Cantone, il declino e la completa scomparsa dell’abete bianco da una parte e l’affermazione della faggeta e delle altre latifoglie dall’altra è da mettere in relazione alla creazione degli estesi pascoli con l’uso intensivo del fuoco. L’ultimo arrivato è stato il castagno, circa 2’000 anni fa, largamente coltivato a partire dalla dominazione romana.
Fino all’arrivo del cancro della corteccia negli anni Cinquanta del Novecento i villaggi erano attorniati da estese e pittoresche selve castanili i cui frutti costituivano fino ai primi decenni del secolo scorso una delle basi principali dell’alimentazione della popolazione.
Nel Settecento il Bonstetten scriveva che “ In Isvizzera non c’è un’altra valle simile a questa” e descriveva con ammirazione una Valle dai pittoreschi villaggi, ricca di castagni, noci, alberi fruttiferi e vigneti accanto a campi di grano saraceno, miglio, orzo e mais. Ma oltre ai prodotti agricoli la Valle forniva anche legna e carbone per i borghi e i villaggi del Basso Mendrisiotto e per la città di Como. Infatti già nella seconda metà del Cinquecento si ha notizia della fluitazione del legname sul fiume Breggia. La fabbricazione del carbone fu tuttavia la produzione più caratteristica dei boschi della Valle. Agli inizi dell’Ottocento la produzione e l’esportazione del carbone raggiunse il suo massimo tanto da diventarne un riferimento nel detto dialettale … la Val da Mücc, dóva i fann carbún par tücc.

Dalle scarse notizie che si conoscono sulla presenza del bosco nel passato in questa valle si può tuttavia dedurre che la sua estensione fu sempre ragguardevole, al di sopra della media rispetto ad altre valli del Sottoceneri come ad esempio la Val Colla e il Malcantone; ciò è tanto più sorprendente se si considera che l’attività agricola, in particolare la pastorizia che necessitava di ampi spazi aperti, è sempre stata il perno dell’economia valligiana.

Infatti il primo dato quantitativo fornitoci dal Prospetto delle foreste dichiarate protettrici pubblicato nel 1882, indica che il bosco della Valle era di 1’643 ettari pari al 43% dell’intera superficie. Si può ritenere che nella seconda metà dell’Ottocento l’area forestale raggiunse un minimo storico. Da quell’epoca comincia il progressivo aumento dell’area forestale che attualmente raggiunge il 73% con 2’734 ettari dovuto principalmente al regresso dell’agricoltura ma anche all’introduzione delle leggi forestali. È una presenza assolutamente predominante favorita anche al fatto che la Valle è ubicata interamente nella fascia della vegetazione arborea potenziale e gode di un clima favorevole.

Il bosco veniva sfruttato intensamente mediante il taglio a ceduo praticato sia sui terreni patriziali sia sui terreni soggetti al sistema delle quadrelle, vale a dire boschi patriziali affittati in gestione ai privati, sia nei boschi di proprietà privata. Si trattava praticamente di tagli rasi e in questo modo non è da stupirsi se si raggiungevano quantitativi impressionanti. Per citare un esempio nel 1907 solo dai boschi in fondo alla Val della Crotta e alla Val di Rema uscirono ben 70’000 quintali di legna d’ardere! Tuttavia, grazie al clima favorevole, al terreno calcareo e ad essenze che sopportavano senza problemi la ceduazione come l’ontano, il castagno, il frassino, il faggio, i tigli e il carpinello, i boschi tagliati si riprendevano nel giro di pochi anni senza particolari difficoltà. Il vago pascolo delle capre era la norma non solo nelle selve castanili ma in tutti i boschi. Le querce e altre latifoglie venivano periodicamente sfrondate tramite la scalvatura allo scopo di ottenere foraggio invernale per le capre. Dalle registrazioni iniziate nei primi anni del Novecento dei tagli effettuati in Valle di Muggio fino ai giorni nostri è possibile ricavare un quadro significativo dei boschi.

 

 

Le tipologie forestali

 

I boschi della Valle di Muggio, oltre a far da sfondo ad un paesaggio stupendo, ad assicurare protezione dai pericoli naturali, a produrre legna e ad offrire un ambiente incontaminato, vantano pure una grande ricchezza e varietà riguardo ai loro contenuti naturalistici. Come già fatto notare in precedenza la Valle è situata interamente su substrato calcareo. Le formazioni forestali sono quindi influenzate da substrati basici o debolmente acidi anche se nelle zone più elevate (Generoso, Sasso Gordona) già si avvertono gli effetti di un maggior grado di acidità.
In linea generale il bosco della Valle può essere attribuito alle seguenti tipologie.

La faggeta è il tipo boschivo predominante specialmente nella fascia interna e superiore della Valle e si presenta in diverse formazioni:

  • la faggeta mesofila insubrica su calcare, ricca di specie nello strato erbaceo, dove fa la sua ricomparsa l’abete bianco dopo millenni di assenza;
  • la faggeta montana insubrica su calcare, con diverse varianti
  • la faggeta insubrica alto-montana su calcare, al Generoso e al Sasso Gordona.

Al faggio si associano il tiglio, il frassino, l’acero montano, il cerro, il sorbo degli uccellatori, il maggiociondolo, l’ontano nero. Quest’ultima essenza forma estesi popolamenti monospecifici in Val della Crotta, Val Cugnolo e Val di Rema. All’origine di questa singolare e atipica presenza, unica in Ticino, vi sono molto probabilmente i reiterati tagli a ceduo del passato per la fabbricazione del carbone. L’ontano nero, oltre a fornire un prodotto apprezzato, riprendeva rapidamente dopo il taglio e dopo una ventina di anni già era pronto per un successivo sfruttamento.
La zona appartiene quasi sicuramente al dominio della faggeta, il che può essere osservato nel lento ma progressivo inserimento del novellame di faggio sotto l’ontano.

I castagneti dovevano avere nel passato un’estensione ben maggiore di quella attuale. La regressione dell’attività agricola e soprattutto la comparsa di gravi fitopatie, come il male dell’inchiostro e il cancro corticale, hanno di molto ridotto la loro estensione. Dal profilo stazionale i castagneti prosperano su stazioni che vanno da ambienti mesofili con felci e tigli fino ai querceti.

I boschi misti di latifoglie sono tra i più interessanti per la loro ricchezza di specie sia arboree sia arbustive ed erbacee che ne fanno delle rarità a livello nazionale. Spesso essi recano ancora i segni del trattamento a ceduo del passato e sono più frequenti nella parte inferiore della Valle. Diverse formazioni sono attribuite a questa tipologia tra cui i tiglieti insubrici ad asperula e il bosco misto di ostria e orniello, in cui si può incontrare il carpino bianco, i tigli, l’olmo montano e l’olmo campestre, il frassino, il rovere, il cerro, l’acero di monte, l’acero riccio, il bagolaro, il tasso, l’agrifoglio e un ricco e variegato strato erbaceo.

Tipologie rare e di limitata estensione come gli acereti a scolopendrio (lingua di cane) delle Gole della Breggia e gli acereti montani a maggiociondolo del Monte Generoso, meritano tutta la nostra attenzione per il loro alto pregio naturalistico. Infine deve essere citata la consistente presenza, nella parte esterna della Valle, di formazioni compatte di robinia, specie che è da considerarsi stabilmente inserita nel nostro tessuto forestale, come pure l’espansione nei boschi collinari delle laurofille sempreverdi, sia di specie autoctone come il tasso e l’agrifoglio, sia di neofite come la palma, il lauroceraso e altre.

Tratto da: Ivo Ceschi, “Il bosco della Valle di Muggio”, in Valle di Muggio allo specchio. Paesaggio incantevole, paesaggio mutevole, a cura di Paolo e Silvia Crivelli, MEVM ; Fondazione Ticino Nostro, 2017, pp. 110-121.