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La scoperta del Monte Generoso
a cura di Paolo Crivelli e Silvia Ghirlanda ; con Graziella Corti e Ivano Proserpi
MEVM, Dadò, 2011

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Turismo e accoglienza sul Monte Generoso

 

Il ruolo pionieristico dell’albergo alla Bellavista è evidente: dovuto all’intraprendenza del medico di Mendrisio Carlo Pasta (1822-1893), fu costruito prima dell’arrivo della ferrovia in Ticino e destinato ad una clientela elitaria particolarmente agiata, in grado di affrontare i viaggi con mezzi dispendiosi e in tempi assai prolungati. La posizione dello stabilimento era tipica degli alberghi panoramici che intorno alla metà dell’Ottocento andavano sorgendo sulle Alpi svizzere e rappresentavano la ricerca del contatto tra la civilizzazione e la natura: un terrazzo naturale in posizione dominante, favorevole per l’insolazione e inserito in un paesaggio pittoresco. Esempi analoghi quanto a collocazione sono tra gli altri gli alberghi sul Rigi e alle cascate di Giessbach sul lago di Brienz.

Sul fronte sud dell’Albergo Monte Generoso si stendeva un piccolo terrazzo belvedere con alto muro di contenimento in pietra affine a un bastione. A parte questa superficie, l’albergo non era circondato da un parco ma era inserito nel paesaggio naturale. Il dottor Pasta aveva provveduto all’acquisto di un appezzamento particolarmente ampio e ciò gli permetteva di mantenere un verde spontaneo in prossimità dell’albergo, e le attività agricole potenzialmente moleste a una congrua distanza. Non ancora ultimato, l’albergo fu inaugurato l’8 aprile del 1867 dopo tre anni di lavori. La lunga durata della costruzione non deve però stupire, anche la realizzazione dell’Hôtel du Parc a Lugano nel decennio precedente era stata molto lenta, e sul monte il reperimento dei materiali era difficoltoso: le murature principali dell’albergo erano di pietra di cave del Generoso, la calce era stata prodotta sul posto, come i mattoni, ma venivano certamente da Saltrio le cornici delle finestre, mentre per le opere interne, legnami per orizzontamenti, serramenti e pavimenti, marmi, finiture e infine l’arredo, tutto dovette essere trasportato a dorso di mulo sul Generoso, allora ancora privo della ferrovia e di strade. Inoltre il cantiere era inaccessibile durante l’inverno, e anche in seguito l’albergo sarebbe rimasto aperto soltanto da maggio a ottobre.

Nel 1867 l’albergo alla Bellavista aveva una pianta rettangolare (m 16 x 30 ca per una superficie di mq 480 ca) con due risalti laterali sul retro (1 m di profondità) e si sviluppava su diversi piani. Le facciate principali si componevano di nove assi di finestre ed erano scandite da due paraste che, in corrispondenza dei risalti sulla facciata posteriore, separavano i due assi laterali dai cinque centrali e si innalzavano fino alla gronda ripetendosi sui quattro angoli dell’edificio. Al piano terreno esse si allargavano in un bugnato liscio che assumeva un profilo trapezoidale. Tra il piano terreno e il primo superiore si inseriva una fascia marcapiano mentre una cornice separava il terzo piano dal quarto. Le facciate presentavano la classica tripartizione: il piano seminterrato costituiva la base o zoccolo, i piani superiori il fusto e la gronda con l’alto tetto in piode il coronamento. I vani delle finestre erano arricchiti da cornici di disegno neoclassico mentre non erano contemplati balconi. L’attribuzione del progetto dell’albergo al brillante architetto di Mendrisio Antonio Croci (1823-1884), finora supportata solo nella bibliografia, ha trovato riscontro negli elaborati grafici. Una ricerca recente collega però all’opera anche il nome di Giovanni Sottovia (1827-1892), importante architetto originario di Vicenza e attivo per circa 25 anni a Poschiavo, in Engadina e Bregaglia, con un’episodica presenza nel Cantone Ticino. È possibile ipotizzare una collaborazione tra i due architetti; Sottovia, infatti, in quel periodo appare molto impegnato in Engadina per poter seguire anche questo complesso lavoro; inoltre alcuni tra gli alberghi da lui progettati nella valle grigionese presentano somiglianze con l’opera realizzata a Mendrisio.

 

Monte Generoso, 1209 m, Albergo Bellavista, cartolina, coll. G. Haug, Capolago
 

Gli alberghi sulla vetta

 

Il primo albergo sulla sommità del Monte Generoso sorse intorno al 1870 per iniziativa di Benigno Clericetti di Scudellate. Conosciuto come Albergo Svizzero, fu concepito come un rifugio alpino e ristoro per gli escursionisti consolidando solo lentamente la propria vocazione alberghiera. L’edificio dalle dimensioni assai limitate si presentava in origine come un sobrio volume tipico dell’edilizia ticinese ottocentesca. L’intraprendenza del dottor Pasta fu rivolta alla vetta con la costruzione, a partire dal 1886, della ferrovia a cremagliera, inaugurata il 4 giugno del 1890, che collega tuttora il monte a Capolago. Pasta, costituì la S.A. del Monte Generoso che subentrò alla Regina Montium, Societé internationale des chemins de fer de montagne, società che nel 1874 aveva previsto di collegare la vetta direttamente a Mendrisio. Nel 1889, mentre i lavori volgevano al termine, fu elaborato dai noti architetti con studio a Zurigo Alfred Chiodera (1850-1916) e Theophil Tschudy (1847-1911), un progetto per una stazione d’arrivo della ferrovia, tuttavia destinato a non essere eseguito. Abbandonato il progetto dello studio zurighese, tra il 1890 e il 1891 l’architetto luganese Otto Maraini elaborava una serie di proposte per due edifici in vetta: un fabbricato in prossimità dell’arrivo della ferrovia, destinato ad accogliere la stazione e un ristorante, e un albergo palazzo, per il quale si sceglieva la posizione più panoramica. È questo il primo lavoro attestato di Maraini il quale, da poco conclusa la formazione, in quel periodo si trovava a Roma, come si legge sulle date degli elaborati, dove il giovane architetto poteva contare sul fratello Emilio, industriale dello zucchero residente nella capitale italiana. Soltanto la serie dei piani esecutivi è datata da Lugano e coincide con l’apertura del suo studio professionale. Rispetto all’Hotel Monte Generoso edificato circa 25 anni prima, il nuovo albergo nasceva già destinato al ceto borghese. Gli schemi distributivi erano quelli ormai consolidati, nei tre piani di camere la distribuzione avveniva sul corridoio centrale che serviva anche un concentrato gruppo di bagni. Il secondo edificio, legato alla ferrovia, ma che sarebbe stato utilizzato come albergo, pur con facciate in pietra a vista manteneva il carattere architettonico urbano del villino nella volumetria mossa e nell’apparato decorativo plastico. Venne così a crearsi un’immagine architettonica dualistica della vetta del Generoso, ma sarebbe prevalsa quella più tradizionale con la costruzione nel 1943 del piccolo oratorio, sorto a pochi passi dall’Albergo Vetta su progetto dell’architetto Giacomo Alberti (1896-1973).

L’Hotel Kulm fu distrutto nel 1977 dopo un periodo di inattività mentre l’Albergo Vetta fu demolito e sostituito nel 1971 da un albergo voluto dalla Migros. I fratelli Angelo e Carlo Casoni, azionisti di una società anonima che nel 1940 aveva acquistato gli alberghi costruiti da Carlo Pasta e la ferrovia, avevano trovato in Gottlieb Duttweiler un alleato per fermare lo smantellamento della cremagliera e avevano costituito insieme alla Migros una cooperativa che aveva rilevato la ferrovia e l’Albergo Vetta. I Casoni da parte loro, dopo aver acquisito anche l’Hotel des Alpes e la Cascina d’Armirone, consci del nuovo concetto di turismo che si andava affermando all’epoca del boom economico, indirizzato più alle case di vacanza che non ai soggiorni alberghieri, avviarono un grandioso progetto di urbanizzazione della loro proprietà attorno all’albergo alla Bellavista. Il piano, elaborato da Angelo e Dante Casoni, figli di Carlo, fu presentato al pubblico il 14 agosto 1968 nel salone dell’Hotel Monte Generoso. L’ambiziosa proposta elencava tra i suoi scopi “un razionale sviluppo residenziale e turistico”, con l’intenzione di “disciplinare l’edilizia, evitando costruzioni incoerenti” e di “avvalorare le zone libere corrispondenti alle esigenze turistico-residenziali”. Si prevedeva l’esecuzione di un insediamento estensivo, servito da una congrua rete stradale, in grado di offrire diverse tipologie abitative, dalle abitazioni singole agli appartamenti di varia grandezza ma anche servizi pubblici, attrezzature sportive e culturali, l’insediamento sarebbe stato contraddistinto da un linguaggio architettonico moderno e a volte singolare, in particolare nelle “casette per il week-end”, dall’aspetto di dischi volanti sospesi tra le cime degli alberi. Erano previsti anche interventi di ristrutturazione per la Cascina d’Armirone e per il grande albergo. Il progetto, combattuto dalla Lega svizzera per la protezione della natura, fu accantonato, e l’architetto Luigi Nessi (1932-2009) fu incaricato di elaborare un piano regolatore per tutto il versante svizzero del monte, approvato definitivamente nel 1979 e in seguito sostituito con un Piano di utilizzazione cantonale tuttora in vigore. Il Piano consente quantità edilizie molto più basse rispetto alla proposta Casoni e soprattutto indirizzate a privilegiare l’attività agricola, alla quale va collegato il turismo. Si intende cioè promuovere l’insediamento di aziende agricole – sia nuove sia sugli edifici esistenti – tali da offrire ai turisti anche la possibilità di trascorrervi periodi di vacanza – ossia l’agriturismo – come nel secolo dei Lumi, agli albori del turismo, quando da parte degli abitanti delle città si assisteva al desiderio di conoscere il mondo contadino. Il futuro del Monte Generoso sembra essere nel suo passato.

Tratto da: Bergossi, Riccardo, “Architetti e architetture sul Monte Generoso”, in La scoperta del Monte Generoso, Dadò; MEVM, 2011, p. 153-165.